I Bohémiens e il loro stile tornano di moda, con tutto il loro fascino. La figura dell’artista del XIX° secolo, interpreta sulle passerelle odierne uno stile di vita che abbraccia la libertà totale, quella che tutti sognano in questi tempi grigi. Cosa è rimasto di un movimento che sta rivivendo attualmente a Parigi grazie alla mostra “Bohèmes” che sarà aperta fino al 14 gennaio 2013 al Grand Palais? Tante cose. Io, che a Parigi ci sono stato, consiglio caldamente di dare uno sguardo alla mostra più che altro per scoprire una tendenza che è ancora molto forte. Ritornare a questo mito, partendo dalle origini che sono state rintracciate attraverso una delle più belle esposizioni di quest’anno è un MUST da non perdere.
“D’où viens-tu gitan?” (Da dove vieni gitano?), domandava Dalida in una sua canzone dedicata ai bohémiens. E’ la verità di un mistero che ha la sua origine nella fascinazione collettiva che scoppiò per la vita bohème. “Se tu non sai dove vai, sai da dove vieni“, così recitava un vecchio adagio rom scritto di solito sopra i muri e che ancora compare alla mostra Bohèmes al Grand Palais. Una frase che si adatta perfettamente a quel popolo di viaggiatori per i quali i paesi d’origine sono ancora un grande mistero. Il mito e la loro storia vuole che i primi bohémes furono i gitani oggi definiti rom e che formarono un popolo nomade, viaggiante, sempre in movimento. E fu proprio questa caratteristica e questo destino ineluttabilmente romantico che spinse pittori, musicisti e scrittori del Rinascimento ad ammirarli. Un’origine antica, dunque.
Da qui parte la loro moda, ispirata dalla libertà totale, dalla passione, da una vita senza troppe radici geografiche che ha finito per identificarsi con la vita dei bohème del XIX secolo. Ecco perchè, la mostra del Grand Palais a voluto scrivere “bohème” al plurale, facendo in modo che i due aspetti del fenomeno del “bohèmianisme” fosse indissociabili.
Le prime descrizioni conosciuti dei Bohémiens dell’Europa Occidentale ci provengono tutte dalla letteratura, e il mistero intorno alla loro origine, secondo alcuni greco-balcanica, ha dato luogo a una moltitudine di nomi per definirli. A torto, qualcuno dice che siano egiziani. Tanto per fare un nome illustre, Voltaire pensava fossero discendenti dei sacerdoti di Iside. E da qui che viene il termine inglese “gypsy“, l’equivalente italiano di “tzigano“.
Dopo la fine XVIII secolo, si possono rintracciare alcune complesse storie di questo popolo. I nativi dell’India del Nord, gli Tzigani emigrarono verso la Persia. Da lì, certamente, si spostarono verso la Grecia bizantina conosciuta nel Medioevo con il nome di Piccolo Egitto, per i suoi porti sul Bosforo. Ma, lo ripeto, le origini sono controverse e hanno contribuito ad accrescere il loro mito, nonchè alla sua stessa formazione.
I veri bohémiens comunque non assomigliavano per niente a quelli che gli artisti dipingevano. E’ nostra abitudine guardare loro con un misto di fascinazione e repressione, ma anche di rigetto.
Questo perchè sul nome dei gitani è calato il fantasma del pregiudizio, ancora molto vivo anche in Italia, con un lungo dibattito che è vivo e nervoso sui nostri territori. Il gitano è diventato, però, artisticamente una grande fonte di ispirazione per i pittori, dai quali poi la moda ha rubato quanto più poteva. Dalle loro tele, si poteva intuire lo stile di vita così differente da quello della grande borghesia che rifiutava, per tanti versi, l’idea del viaggio come avventura. Dal XV secolo, si aggiunsero persino supposti talenti divinatori e paranormali e non sono nuovi i ritratti di gitane come cartomanti o donne fatali come streghe dai lunghi capelli neri come la notte. Per i musicisti, invece, bisogna guardare alla Carmen di Bizet.
Ma chi fu il primo a osare uno stile bohémienne nel modo di vestire. Stupirà, ma la risposta è Luigi XIV che, nel 1655, si vestì da bohémien per un ballo reale!
Alla fine, questo stile di vita culturale ed etnografico diventa una moda solo nel XIX secolo, quando l’artista diventa un vero e proprio eroe bohème. Siamo nel pieno dell’epoca romantica, una generazione di giovani artisti emerge, vogliono provare e ritrovare i valori che erano stati repressi dalla borghesia, vivere ai margini della società, lavorare fra lo stile e l’eccentricità. Diventano simboli di un’epoca. Diventano i ragazzi di Montmartre e di Montparnasse. Vivono la vita come arte, valore recentemente riscoperto grazie al film di Woody Allen Midnight in Paris. Simboli di un epoca, fra café e catapecchie diventano grandi figure dai grandi nomi: Rimbaud, Baudelaire, Verlaine, Van Gogh, Satie, Courbet, Picasso e tanti altri.
Lo scrittore Henri Murger dà di loro una perfetta definizione: “E’ una razza di ostinati sognatori per i quali l’arte è fede e non un mestiere“.
Quando lo stile di vita bohémienne muore, si passa dai quadri come Reverie di Lenoir, datato 1893 – con una coppia alla finestra aperta che guarda nella penombra la luna e che diventa il poster della mostra – alla rappresentazione di un bohémienne nelle passerelle, trascinato da tutti i suoi sogni romantici.
Questo, oggi, rimane dello stile bohémienne.
Johnny Depp è il simbolo di uno stile del vestire bohémienne, ancoa fortemente legato ai suoi elementi di abbigliamento puramente culturale. Uno stle che si avvale di cappelli, sciarpe, camicie aperte e ciondoli e bracciali attorno a collo e polsi.
Un look che forse è un omaggio più romantico alla figura del bohémien e che si traduce in un uomo che viaggia da solo, canalizzando lo spirito gitano. La sensazione è quello di un look completo, con una linea di abbinamento noto per la sensualità, una certa attenuata androginia per via della capigliatura lunga e con una vasta gamma di tessuti ricamati che ricordano le caratteristiche principali dello stile grunge di Dries Van Noten.
Di novella nascita la linea di abbigliamento Gypsy 05, con una linea di abbigliamento che si rifà decisamente a quelli che sono i cardini del vestiario bohémien, con qualche manciata hippie e boho chic. Uno stile definito “senza sforzo”.
L’elemento androgino, precedentemente inserito, è importante in questo modo di vestire. Fra blazer e un disordine di sciarpe dalle stampe zingaresche che, nel 2008, sono stato il vanto della collezione Gucci.
INFORMAZIONI PRATICHE
Mostra “Bohèmes”
Fino al 14 gennaio 2013 al Gran Palais, avenue Winston Churchill, 8°.
Accesso: Entrata Clemenceau.
Telefono: 01 56 43 41 85.
Aperto tutti i giorni tranne il martedì, dalle ore 10 alle ore 20.
Notturno il mercoledì fino alle 22.
Costi: 12 Euro. Tariffa ridotta: 8 Euro.