Col termine intelligibile si intende ciò che sia comprensibile a tutti. Per intenderci, se scrivete i vostri pensieri e chiunque è capace di capirli, avrete scritto un testo intelligibile; se tutti vi trovano una persona esteticamente gradevole vorrà dire che la vostra bellezza è intelligibile; se chiunque vi trova dei gran simpaticoni vorrà dire che siete intellegibili. È per questo che disprezzo l’intelligibilità.
Perché esistono individui che ci tengono a risultare intelligibili? Per quale malsano bisogno interiore ci si tiene tanto ad essere universalmente “carini”? Il mondo della moda, ma in particolare quello strettamente collegato all’arte (soprattutto se contemporanea), prova uno strano piacere ad essere di non facile intendimento. Burri ustionava la plastica, Marina Abramivic scrive col sangue degli animali e decenni orsono Duchamp ripensò all’ orinatoio come moderna fontana.
Lo stilista gioca con le geometrie, esasperandole a volte o comunque scardinando gli archetipi della visione comune. Gualtier trasformò le coppe del reggiseno in due coni, McQueen i piedi delle donne in armadilli, Victor&Rolf convertirono gli abiti in colabrodo. Gli intelligibili, i più moderni degli sfigati, di fronte ad esempi come questi, decisamente controversi, reagiscono confondendosi o inneggiano al proprio senso creativo con frasi come “anch’io potevo farlo!”.
Tutti menti creative, tutti capaci di arrivare a conclusioni alte, quando si riesce a vedere (a malapena) solo quello che i propri occhi vogliono vedere. Recepiscono le parole come dei “Bla Bla Bla” e non riescono a districarsi tra ciò che è vero e ciò che non lo è. Per loro tutto diventa un’enorme orgia, in cui non riconosci la tua compagna dal tuo macellaio. Nessuna scala di importanza tra l’uno e l’altro componente della loro squallida vita.
Se il mondo è così noioso è per colpa delle persone intelligibili; a quelli che stanno bene dovunque con chiunque; a quelli che hanno il valore concettuale di una canotta D&G: piena di lustrini ma pura ed effimera ostentazione del nulla. La realtà può essere caustica; decisamente acida.
di Antonio P.