Primo blog d’autore su Menchic.it. Dalla penna pungente, rifessiva e attenta di Antonio P. ecco “My Glamorous Prison“, le opinioni di un fashion victim che non mancherà mai di stupirvi, fidatevi. Leggiamolo insieme.
Controversi.
“Prima che il concetto di comunicazione fosse teorizzato in ogni dettaglio, il contatto tra bestie della stessa specie (immagino) doveva essere più semplice. Prima che ci affidassimo alle scuole più accreditate per imparare a scrivere, prima che ci rivolgessimo ai life coach o agli psicologi per addomesticarci verso l’ amore per la vita e prima di ingaggiare uno stylist per apparecchiarci secondo le regole del glam, la gente faceva quello che diamine voleva.
Si seguiva l’istinto, quella componente selvaggia che rendeva l’esistenza meno monotona e gustosamente più autentica. Se la nostra società è dominata dalla noia, la colpa è nella fiducia del “metodo”: quello per vendere e vendersi al meglio. Ora che abbiamo in mano tutte le leggi e le regole astrali che dominano i rapporti comunicativi, si è perso l’aspetto ludico e di conseguenza quello concettuale. Non esiste l’individuo. Ci sono tanti prodotti preconfezionati, patinati, politicamente corretti che vogliono necessariamente risultare simpatici in modo neutrale. Una globalizzazione che punta all’ovvietà. Gli addetti ai lavori nel campo della moda danno la colpa alla crisi, colei che fa giocare in difesa più che d’attacco. Del resto, è questo l’unico metodo per portare a casa risultati, non eclatanti ma pur sempre sicuri. La moda è un business che fattura miliardi ogni anno e che, oltre a sostenere (nel nostro caso) il PIL italiano, sorregge migliaia di famiglie. Peccato che questa tendenza all’inerzia, sfondi non solo il mondo delle catwalk. Il mondo del costume segue di pari passo le tendenze sociali, per cui c’è poco da stupirsi se l’insipido domina le mercificazioni umane.
black and white: comprami! – Jeremy Scott
Non porsi domande è il primo passo, e non voler ascoltare o rispondere a quelle altrui corrisponde ad una retromarcia. La cieca devozione al quieto vivere si ottiene sedando le frustrazioni con la vodka, annebbiando col fumo i sacrifici che non si ha voglia di fare, aumentando il volume della radio pur di non sentire chi ci sta accanto. I calvari emotivi non piacciono a nessuno, ed a risentirne sono gli artisti, quelli abilitati a questo genere di investigazione.
La maschera: ogni trasgressione senza pagare pegno il giorno dopo – Givenchy
Dovete sapere che i creatori hanno un’unica esigenza: quella di vomitare pensieri, in forma di dipinti, sculture, saggi o postulati filosofici. Gli ostacoli che ci pongono, utili per saltare più in alto, non piacciono più. Gli artisti hanno il coraggio di assumersi responsabilità che tutti gli altri delegittimano durante l’uso di stupefacenti. Tornando alla moda, perfetti paradigmi di questa tendenza sono i bloggers, ragazzini dalla virilità precaria e ragazzine starnazzanti che decidono con fare isterico cosa è trendy. Tutti li ascoltano senza “ma” e senza “perché”.
Il connettore: dall’alto all’altro – Moschino
Gli stilisti e le redazioni di moda a questo punto non possono far altro che inchinarsi ai nuovi detentori del potere, proponendosi come loro “best friends”. Credevo che diventare miglior amico del ragazzo più popolare della scuola fosse una pratica in uso solo nelle commedie americane di serie B, invece no. Esiste tra le nostre strade, esiste in politica, esiste nella moda.
di Antonio P.