Ho cominciato a capire che ci sono modi diversi di trovare le proprie destinazioni quando ho sostituito nei motori di ricerca sul web tutti gli indirizzi con indirizzi americani. Si ok c’è giusto un po’ di difficoltà con la lingua, che tra l’altro crea molto l’atmosfera del viaggio, ma si scoprono cose che il turista non scoprirà mai, e d’un tratto anche il più imbranato dei turisti diventa un viaggiatore.
Quando arrivo a Moab nello Utah ci arrivo proprio per questa ragione, cliccando su ogni genere di link e girando per i vari siti americani con le classifiche delle “10 cose da fare” le “10 spiagge più belle” i “10 hamburger più grossi” e qualunque altra inutile banalità, mi sono scontrato con questa città che in mille siti viene riportata come assolutamente da vedere.
Guido per dei canyon strettissimi di roccia rosse che costeggiano una highway poco trafficata ma che con le sue curve dolci e gli scollinamenti regala squarci di una natura incontaminata e piacevolmente rude. Poi la strada si stringe e si entra in un paesino molto caratteristico, qualche locale, molti negozietti in legno con sculture e dondoli, e una distesa di hotel e di centri vacanze. Entro in un tour operator che ha parcheggiato fuori un mastodontico Hummer, e ci entro ovviamente solo per il richiamo innato che questa macchina mi dà, prendo ogni genere di opuscolo, raggiungo il dondolo sotto il portico all’esterno e mi leggo tutto quello che offre questo posto. E’ la Disneyland dell’avventura all’aria aperta. Il punto più vicino al Colorado River, quindi si può partecipare (sconsiglio di provarci da soli!) ad una giornata di rafting tra rapide e calette all’interno del Grand Canyon. E’ anche la città mito per gli amanti del fuoristrada, qui ogni anno si svolge il Jeep Safari, il più grande raduno al mondo di Fuoristrada che animano la città e che soprattutto percorrono migliaia di miglia di sterrati e rocce che nello stato dei canyon non mancano di certo. Io guardo con tristezza la mia macchinina a noleggio, impolverata e decisamente fuori luogo.
Deciso a seguire il mio spirito d’avventura mi iscrivo ad un pomeriggio di rafting: appuntamento nel piazzale all’ora di pranzo. Mi faccio un giretto per le vie della città guardando improbabili soprammobili di legno con scolpiti capi indiani o orsi e mi preparo psicologicamente per la nuotata mangiando in un fastfood qualcosa che mi rimarrà sullo stomaco per il resto del pomeriggio. Si capisce subito che non è di sicuro un’avventura come sembra dalle foto di eroi che si immolano per salvare l’equipaggio del gommone, quando al ritrovo mi fanno accomodare con due famiglie sovrappeso con dei magnifici marmocchi con le dita appiccate da una barretta di cioccolato e burro di noccioline e una coppia di pensionati del Maryland in giro in camper per gli usa. Ma il Colorado è sempre un’emozione. Il fiume ci trascina eccome per questi canyon, la vista dal basso è indescrivibile, il colore verde dell’acqua e la sua gelida temperatura mi ricordano che avrei dovuto dare ascolto all’accompagnatore e mettermi la muta lunga, ma io sono italiano e se non faccio di testa mia non sono felice. Dopo poco più di due ore su un enorme ottovolante di conche, rapide e cale si raggiunge una rada, per la felicità dei due marmocchi c’è imbandita una tavolata con ogni cibo ipercalorico possibile ed i due impavidi si disinteressano del mondo intorno e ricaricano la loro povera pancia. Io finisco di farmi raccontare come bucare le ruote del camper nel mezzo di Yellowstone fosse stata un’avventura da incubo dai due pensionati tutti orgogliosi del loro viaggio.
Mi riportano alla base. Strizzo i calzini. Congelato raggiungo l’auto e accendo qualsiasi fonte di calore per farmi tornare sensibilità alle dita dei piedi! La notte è meglio che la passi qui, mi faccio rapinare da un albergatore che ovviamente se ne approfitta visto il colore bluastro che avevano le mie mani e le labbra e mi riprendo con una doccia e un tazza di caffè.
Il sabato sera pare che tutti da queste parti siano al “Woody’s Tavern” come dice l’insegna : Country music and cheap beer, ovviamente dopo aver camminato per tutta la città, almeno riprendo l’uso degli arti inferiori dopo il gelo del rafting, entro e mi unisco alla folla di persone intenta a bere birra ascoltare una musica decente, ma soprattutto a guardare decine di persone che ballano la quadriglia! Divisa d’ordinanza: jeans scampanati, stivali, camicia di jeans stretta con tanto di pancia in evidenza, bandana arrotolato al collo e baffi! Le donne fanno eccezione solo per i baffi. Mi siedo al bancone ordino una birra alla spina dimenticandomi che sono nello Utah.
Lo Utah è uno stato molto credente, i mormoni sono i praticanti della religione nata in questo stato e sono molto conservatori e praticanti, per questa ragione lo stato vieta la vendita di alcolici in molti locali, e quando invece si ha la licenza per venderli la birra non può superare la gradazione del 3.2%. Me ne accordo subito quando mi affogo in una pinta ghiacciata di qualcosa che alla lontana sembra una birra ma che mi obbliga a ordinarne subito un’altra e capire perché poi costa solo 2$!!
La forte presenza religiosa in questo stato diventa ancora più evidente quando si raggiuge Salt Lake City, la città più importante e popolosa dello stato e sede della chiesa mormona, è come se fosse il loro Vaticano, quindi una chiesa enorme al centro della città, circondata da un parco maestoso e da decine di sorridenti ragazzi e ragazze che con una felicità a dir poco imbarazzante salutano tutti e, a tutti, rivolgono domande e spiegano ogni cosa si possa spiegare sulla città e sulla loro vita. Ho conosciuto due ragazze argentine, i loro amici Canadesi e ogni uno mi ha rapito per quanto fossero fieri e felici di vivere in questo modo il loro tempo, si ok, ma se poi non posso nemmeno ubriacarmi e mi costringono a ballare la quadriglia da sobrio???
Ora che cammino a fatica dopo la decima birra poco alcolica mi ricordo anche che la religione mormona prevede che la domenica sia santificata, e pensare ad uno stato americano con i centri commerciali e i negozi chiusi la domenica è stranissimo, ma qui succede, ci rifletto, penso che domani mi toccherò guidare per miglia senza poter andare a fare due passi in un brico o in un negozio di accessori per auto, me ne farò una ragione.
Intanto stanco, ubriaco e preoccupato, cammino senza meta e penso a dove diavolo l’hanno spostato il mio motel.
di Manuel T