Dopo aver passato la serata a raccontare ad un gruppo di waitress di uno sport bar di Fort Smith dov’è l’Italia e che ci faccio in un paese sperduto dell’Arkansas ho dormito fino a vedere la luce entrare dalle finestre di un motel legnoso e consumato dagli anni di frontiera. Waffles house per colazione è tutto quello che sogno gli altri 11 mesi dell’anno che non passo qui, e sono la giusta benzina per le 145 miglia di colline e cavalli che mi separano solo da un altro pezzo di America da scoprire.
Sulla mappa è segnato piccolo e in verde, da queste parti nemmeno un segnale che lo indica, ma io sono curioso, la strada è fin troppo monotona e decido che il Petit Jean State Park sarà la pausa giusta a questa monotonia. E cosi esco senza nemmeno troppo titubare da una highway trafficata solo da mastodontici truck e da qualche camion bestiame. Poche miglia e la strada cambia aspetto, curve, salite, alberi dipinti dai colori dell’autunno e qualche motociclista che si incrocia tra un tornante ed una collina, una strada come questa vale l’intero viaggio fino a qui.
Mi fermo alla casetta di legno del ranger in cui prendo una mappa e chiedo informazioni su cosa valesse la pena vedere, un paio di ore di tempo, le scarpe giuste e la voglia di camminare per sentieri e rocce cosi mi trovo a fare hiking in un parco che nemmeno è segnato sulla mappa!
Prendo il sentiero considerato difficile, pensando ai ciccioni americani che considererebbero difficile pure la scalinata della parrocchia di San Paolo. Scendo in uno stretto canyon saltando tra un sasso e un torrente, e mi stupisco di quanta natura selvaggia, di quanta pace, per poi rimanere davvero incantato da una cascata che lascia senza fiato. Il sentiero lungo valeva la pena, la strada percorsa in macchina valeva il viaggio. Quando ritorno alla macchina e accendo Country 103.3 ho quella soddisfazione dipinta sul viso. Penso alla cameriera di ieri sera che mi ha chiesto che ci facevo in un paese sperduto dell’Arkansas e la risposta è tutta nel mio sorriso.