Giovane torinese annoiato, trasformatosi in set designer per le più importanti riviste internazionali. Una volta trasferito a Londra per imparare la lingua, si immerge nel variopinto mondo dell’estetica, diventando partner-in-crime delle più interessanti produzioni fotografiche del mondo: Menchic intervista Andrea Cellerino.
Che ragazzo eri una decina di anni orsono? A cosa ti dedicavi?
Dieci anni fa stavo per laurearmi in Graphics Media al London College of Printing, che adesso e’ il LCC (London College of Comunications). Sognavo di diventare un documentary photographer. Amavo disegnare illustrazioni, soprattutto a tema personale; ho sempre usato le immagini per raccontare quello che stavo vivendo in quel momento. Ricordo gli anni del college come un bellissimo ed intenso periodo, molto creativo a livello umano.
È stato facile per te lasciare l’Italia?
È stata una scelta necessaria. Ho lasciato Torino perchè volevo imparare l’inglese e perchè non riuscivo ad impegnare il mio tempo in maniera produttiva; mi annoiavo. All’inizio è stato difficile venire a vivere a Londra. Ho lasciato Torino con un milione di lire che corrispondevano a circa 300 sterline. Però ero eccitatissimo di essere in un posto nuovo, ricco di realtà culturali. Mi piaceva vedere che tutto era diverso dall’Italia: le case, i negozi, i quartieri. Ricordo quanto per me fosse surreale il fatto che ci fosse un cab company ed un letting agency per gay e lesbiche. Ma conservo gelosamente il mio essere italiano: il gusto per certe linee, certi colori, certe forme, spazi, musica, cibo, odori e sorrisi.
Dopo i tuoi studi quali sono stati i primi step nel mondo lavorativo?
Ho iniziato ad assistere fotografi, mentre la sera lavoravo nei bar. Poi durante uno shooting con Nicola Formichetti e Mariano Vivanco ho conosciuto Trish Stephenson, una set designer di origine australiana. Lei mi ha chiesto di lavorare per lei, non avevo soldi ed ho detto “why not?”. Da li ho iniziato a conoscere il mondo del set design.
Hai lavorato per molte riviste internazionali. Che aria si respira sui set più patinati del mondo?
Per noi set designer è un lavoro che ci porta ad affrontare giornate davvero lunghe. Siamo noi ad iniziare per primi e siamo sempre noi gli ultimi a finire. Ma io mi diverto comunque tantissimo. Per me ridere è fondamentale. Non posso pensare di lavorare dodici ore senza mai sorridere. È anche un modo per godermi i momenti di quiete, perché sono consapevole che da lì a breve mi troverò con le spalle al muro, cercando di trovare una soluzione in pochi secondi. Lì l’adrenalina sale anche perché mi viene chiesto di trovare cose non proprio facilissime da reperire. Come quella volta che sul set di Nick Knight dovetti trovare un pitone di undici metri in mezza giornata. Alla fine penso ai lavori creativi come un team work, in cui ognuno fa la sua parte; il mio compito è quello di rendere più efficace lo scatto fotografico.
Il lavoro di cui vai più fiero?
Sono diversi gli editoriali di cui sono davvero molto soddisfatto. Ad esempio the human blocks per Dazed & Confused che ha unito il set designer e l’illustrazione, ma poi ci sono anche altri editoriali sexy e provocanti che adoro tantissimo.
Sei perennemente circondato dalla moda. Da osservatore esterno che direzione credi stia prendendo il fashion sistem?
Credo che la moda sia sempre in evoluzione; costantemente. Penso che la tecnologia sarà quello che cambierà sempre di più la nostra relazione con la moda, non solo dal punto di vista di chi lavora nel fashion industry, ma anche proprio per quanto riguarda il consumatore. Al momento mi piace mischiare diversi generi; amo commistionare Uniqlo con McQuenn e aspetto con ansia di acquistare Mugler. Ammetto che mi piacciono particolarmente i mercati di second hand; vado un sacco a Camden Town proprio perché non mi piace essere griffato dalla testa ai piedi.
Questo periodo di incertezza globale ti provoca paure e ansie?
Non credo di avere delle paure in realtà. Le chiamerei preoccupazioni; alcune pratiche altre più personali. Lavorativamente bisogna dire che per esempio il set di un servizio fotografico è la prima cosa che viene cancellato se non c’è budget. Ma ho i miei metodi per rimediare a queste ansie. Medito al mattino, faccio esercizio fisico, cerco sempre nuove vie per arrivare dove voglio. Se sei ambizioso e non hai paura ci sono sempre delle possibilità all’orizzonte.
Antonio P.