“Fabrizio è molto arrabbiato per l’ingiustizia che ha subito perché 14 anni sono tantissimi rispetto ai reati che ha commesso. C’è stato un accanimento giudiziario nei suoi confronti. E’ un orrore. Ora lo posso dire: la Cassazione pochi giorni fa gli ha confermato un altro anno di carcere per un reato fiscale di moltissimi anni fa che era prescritto. Lo hanno condannato sapendo che ha aveva già tutti quegli anni di carcere da scontare. 14 anni, gli anni che si prendono per un omicidio con rito abbreviato”. Queste le parole di Gabriella, parlando di suo figlio Fabrizio Corona che in carcere ha scritto il libro “Mea Culpa”uscito ieri 14 gennaio in tutte le librerie.
Nell’intervista, rilasciata a “Mattino 5”, Gabriella racconta:
“Fabrizio ha scritto questo libro perché aveva voglia di ribellarsi, è stato il suo modo di reagire. Ne viene fuori quello che è lui in realtà. Ho letto il libro in un fiato e ho pianto, ho pianto per la gioia di aver ritrovato il mio Fabrizio. Il ragazzo che conosco e che ho cresciuto. Un uomo che ha grandi valori ma che, purtroppo, ha dovuto seppellire per un periodo della sua vita perché si era auto convinto di essere un eroe dei fumetti (in senso negativo). Ha fatto tanti errori che l’hanno portato in questa situazione. Fabrizio era prigioniero del personaggio che ha creato, è stato in balia della sua voglia di fare soldi e essere famoso. L’esperienza del carcere l’ha costretto a fermarsi e questo, a mio avviso, è un dato positivo”.
Parlando del rapporto di Fabrizio con il figlio Carlos la signora Corona continua dicendo:
“Quando conosci il buio non puoi sapere cos’è la luce. Lui non si era accorto che c’era tanta luce intorno a lui. Oggi lo vede. Vede che ha questo figlio meraviglioso, intelligente e buono. Un bambino veramente speciale. Lo ha sempre amato ma non ha avuto modo di stargli vicino perché è stato preso dalle sue “follie”. Lo ha finalmente incontrato in carcere e dovrebbe rivederlo nei prossimi giorni”.
La signora Gabriella racconta il giorno della fuga del figlio:
“Il giorno della fuga non mi aspettavo che mi chiamasse. Piangevo tanto perché ero angosciatissima. Ho pensato di tutto: che avrebbe potuto fare di tutto, anche non tornare più. Poi l’ho visto a Malpensa ed è stato uno dei momenti più brutti della mia vita. Vedere mio figlio in manette, con tutta quella gente intorno mi ha fatto sentire persa. Ho sofferto molto in quel momento. Ci siamo abbracciati e gli ho detto che ci sarei stata sempre per lui”.
La Signora Gabriella racconta a Federica Panicucci il dolore di Fabrizio per essere stato trasferito al carcere di Opera:
“Il trasferimento dal carcere di Busto Arsizio a quello di Opera è stato vissuto da Fabrizio come un’ingiustizia perché stava portando avanti un progetto per i detenuti che ha dovuto abbandonare. E’ stata una punizione per lui. Ora si sta abituando all’ambiente di “Opera”, ha legato con gli altri detenuti, gli vogliono tutti bene. Fabrizio riesce ad ambientarsi ovunque.
Del rapporto con il padre la mamma di Fabrizio afferma:
“Hanno lavorato insieme per un periodo e credo sia stato il momento più bello della vita di Fabrizio. Avere un padre così importante può essere scomodo dal punto di vista psicologico, devi sempre dimostrare di essere alla sua altezza. Secondo me questa è stata una delle cose che lo ha angosciato. Però, nel momento in cui è riuscito a dimostrare a suo padre di essere una persona capace – mio marito era orgoglioso – per Fabrizio è stato un momento di gloria”.
Parlando del rapporto con Nina Moric e dell’amore in generale dichiara:
“Ha un grande affetto e rispetto per Nina. Hanno passato momenti difficili ma l’ha amata dal profondo del cuore e anche se la rimprovera le vuole molto bene. Fabrizio non è riuscito mai ad amare veramente perché è stato sempre molto concentrato su se stesso. Questo aspetto della sua personalità che io, e i medici che l’hanno visto, definiamo narcisista, è un aspetto patologico che lui ha. Ha concentrato la sua vita sempre su se stesso e forse non si è accorto che provava un vero amore per gli altri. In realtà lui ha grandi potenzialità di amare. Ho ritrovato questa capacità nel libro. In questa dimensione che sta ritrovando stando da solo, non avendo più intorno le luci della ribalta e tutto quello che l’ha circondato negli ultimi anni. A mio figlio voglio dire di non dimenticarsi mai chi è e chi è stato, chi è la sua famiglia e quali sono stati i suoi valori. Di non dimenticarlo mai e di capire ciò che nella vita conta veramente. Perché nella mia vita conta sola una cosa: la pace nel cuore. Essere in pace con la propria coscienza”.