Daria Bignardi e la sua brutta malattia ecco cosa le è successo. Daria Bignardi, nota conduttrice televisiva e scrittrice, ha rivelato di aver avuto un cancro e di aver fatto la chemioterapia. “La chemio fa schifo”, ha dichiarato la conduttrice.
Daria Bignardi e la sua brutta malattia ecco cosa le è successo
Ho scoperto di avere il tumore facendo una normale mammografia di controllo, subito dopo l’ultima stagione delle Invasioni barbariche – racconta – Sei mesi dopo, a una settimana dall’ultima chemioterapia, mi è arrivata la proposta di Campo Dall’Orto per dirigere Rai Tre. Gli ho raccontato tutto. Mi ha chiesto soltanto: “Sei guarita?”. Gli ho risposto di sì. “Ti aspetto a Roma”, mi ha detto e io sono partita.”
Queste le dichiarazioni della Bignardi a Vanity Fair
“Il giorno della nomina, quando c’è stata la conferenza stampa a Roma, avevo la parrucca – ricorda – L’ho portata per diversi mesi, era molto carina, capelli identici ai miei, anzi più belli. Poi andando avanti e indietro in continuazione tra Milano e Roma, a gestire ’sta parrucca, a un tratto, non ce l’ho fatta più. Un bel giorno l’ho tolta dalla sera alla mattina e mi sono presentata al lavoro con i capelli corti e grigi che stavano ricrescendo sotto. Ma non ho dato spiegazioni, tranne che ai miei vicedirettori, coi quali eravamo diventati amici”.
Bignardi e il cancro al seno:” Ho fatto la chemio”
La Bignardi ha dichiarati di aver dovuto fare la chemioterapia e che la chemio fa schifo ma che serve. Un po’ quello che ha detto Nadia Toffa a Le Iene, raccontando le male che l’ha colpita e di come è riuscita a sconfiggerlo grazie alla radio e alla chemio.
Daria Bignardi e il nuovo libro “Storia della mia ansia”
Ecco la trama del libro.
Un pomeriggio di tre anni fa, mentre stavo sul divano a leggere, un’idea mi ha trapassata come un raggio dall’astronave dei marziani. Vorrei raccontare così l’ispirazione di questo romanzo, ma penso fosse un’idea che avevo da tutta la vita. “Sappiamo già tutto di noi, fin da bambini, anche se facciamo finta di niente” dice Lea, la protagonista della storia.
Ho immaginato una donna che capisce di non doversi più vergognare del suo lato buio, l’ansia. Lea odia l’ansia perché sua madre ne era devastata, ma crescendo si rende conto di non poter sfuggire allo stesso destino: è preda di pensieri ossessivi su tutto quello che non va nella sua vita, che, a dire il vero, funzionerebbe abbastanza. Ha tre figli, un lavoro stimolante e Shlomo, il marito israeliano di cui è innamorata. Ma la loro relazione è conflittuale, infelice.
“Shlomo sostiene che innamorarci sia stata una disgrazia. Credo di soffrire più di lui per quest’amore disgraziato, ma Shlomo non parla delle sue sofferenze. Shlomo non parla di sentimenti, sesso, salute. La sua freddezza mi fa male in un punto preciso del corpo.” Perché certe persone si innamorano proprio di chi le fa soffrire? E fino a che punto il corpo può sopportare l’infelicità in amore?
Nella vita di Lea improvvisamente irrompono una malattia e nuovi incontri, che lei accoglie con curiosità, quasi con allegria: nessuno è più di buon umore di un ansioso, di un depresso o di uno scrittore, quando gli succede qualcosa di grosso.