C’è da dire che Sergio Marchionne è quel tipo di manager che quando parla riesce ad avere gli occhi puntati addosso. Ospite da Fazio a “Che tempo che fa”, il talk show trasmesso in diretta su Rai 3 tutti i sabati e le domeniche alle 20.10 , ha fatto schizzare gli ascolti. Il programma è stato seguito da 4 milioni e 994 mila spettatori ed ha incassato uno share del 17.63. Un boom, non solo di visibilità, ma soprattutto di polemiche.
Le poche parole dell’amministratore delegato del Lingotto – in particolare quelle sulla relazione tra il Gruppo Fiat e lo Stato italiano – sono bastate ad innescare la bomba, che dal mondo politico a quello sindacale passa per le opinioni degli automobilisti/cittadini italiani, che si sono trovati più o meno d’accordo con le affermazioni di Marchionne.
Da una parte c’è chi sostiene che Fiat esista grazie alla cassa integrazione e agli incentivi e dall’altra chi ricorda che Fiat è il primo contribuente per le casse dell’INPS, che gli incentivi non sono per Fiat ma per l’intero mercato automobilistico.
Mi diamo una piccola rassegna delle reazioni e vi invitiamo a dire la vostra nei commenti.
FINI: “E’ PIU’ CANADESE CHE ITALIANO”. BEPPE GRILLO: “Marchionne MAVAFFANFIAT!
“Da quando noi siamo alla Fiat non ho ricevuto un euro dallo Stato”. Non sono parole di Marchionne, ma di Luca Cordero di Montezemolo all’epoca della sua Presidenza in Fiat, a febbraio 2010. Contrariamente infatti a quanto si potrebbe pensare, Sergio Marchionne e i vertici del Lingotto hanno più volte difeso la Fiat dalle accuse di dipendere dallo Stato italiano. A tutta risposta il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si è scomodato a commentare immediatamente la “notizia”.
“Marchionne mi sembra che abbia dimostrato, pur essendo italo-canadese, di essere più canadese che italiano”, ha detto, precisando che “se la Fiat è un grande colosso lo deve al fatto che è stato per grandissimo tempo il contribuente italiano, lo Stato, a impedire alla Fiat di non affondare”.
“Marchionne ha la memoria corta sugli aiuti di Stato”, anche secondo il ministro per la semplificazione, il leghista Roberto Calderoli, che ha addirittura rilanciato affermando che “si potrebbe dire il contrario, che gli italiani, in particolare la Padania, senza la Fiat in questi anni sarebbero stati meglio”. Sergio Marchionne fa bene a rilanciare la sfida su produttività e i salari secondo il ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi, convinto che Marchionne “sappia perfettamente che se non ci fosse stato lo Stato italiano oggi la Fiat semplicemente non esisterebbe”.
Dello stesso avviso è il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, per cui “è legittimo invocare maggiore produttività”, ma bisogna ricordarsi che “la maggioranza del sindacato e le istituzioni si sono già rese concretamente disponibili ai necessari cambiamenti”.
Che le “posizioni estreme da parte della Fiat possono dar vita a reazioni estreme da parte dei sindacati” lo ha detto anche il capogruppo dei Deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto (“Marchionne ha fatto il passo piu’ lungo della gamba”), mentre il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro le ha definite “parole offensive e indegne”. Beppe Grillo invece, non ha risparmiato un nuovo “vaffa”: “L’Italia dovrebbe rilevare tutte le strutture produttive della Fiat al valore simbolico di un euro e riconvertirle oppure farsi restituire i miliardi di euro di agevolazioni. Dopo, ma solo dopo, lo svizzero Marchionne, il metalmeccanico Marchionne, potrà andare a produrre dove gli pare, agli stipendi di fame che gli pare. Nel frattempo, caro Marchionne: mavaffanfiat…”
di Cristiano Fabris