Secondo i dati dell’ultimo Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano, l’Italia è ultima in Europa nell’ambito della digitalizzazione.
Più nello specifico, il nostro Paese è diciassettesimo per livello di digitalizzazione effettivo (utilizzo della banda larga da cittadini e aziende), venticinquesimo per diffusione delle competenze informatiche e digitali e diciottesimo per la digitalizzazione della pubblica amministrazione.
Il settore che più necessita di digitalizzazione è la pubblica amministrazione, per cui sono stati stanziati ben 9,72 miliardi di euro, previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Anche i privati e le imprese dovranno, però, accogliere ancora di più le sfide della digitalizzazione. Analizziamo insieme i dati riguardo la situazione attuale nel nostro Paese e quali sono le potenzialità e le sfide che si presentano per il futuro.
Il divario nord-sud: Trento e Bolzano in testa alle classifiche
Il divario territoriale tra nord e sud nell’ambito della digitalizzazione è imponente. Il primato per la digitalizzazione va alla provincia autonoma di Trento con un punteggio di 57,5, contro la media italiana del 50, seguita dalla Lombardia (56,2 punti) e dalla provincia autonoma di Bolzano, con 56,1 punti. Seguono, in ordine: Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Liguria sopra la media italiana, e ancora Veneto, Valle D’Aosta, Umbria, Puglia, Sardegna, Campania, Marche, Abruzzo, Sicilia, Basilicata, Calabria, Molise. Da questo ranking emerge un divario consistente tra nord e sud. La maggior parte delle regioni del nord sono sopra la media nazionale, mentre quelle del centro-nord e del mezzogiorno sono per lo più sotto la media.
Le competenze digitali in Italia e in Europa
Meno la metà della nostra popolazione tra i 16 e 74 ha competenze digitali di base. La media in Europa è del 58%. Solo il 22% ha competenze avanzate, contro il 33% della media EU. Per questo motivo, sono necessari sempre più professionisti in ambito tech. Già in ambito universitario è evidente il divario rispetto all’Europa. In italia solo il 40% degli occupati in IT hanno una formazione universitaria, contro il 66% della media europea. In Italia il numero di specialisti dell’IT è cresciuto solo del 18% nel 2020, contro il 50% della Germania e il 77% della Francia.
Il processo di digitalizzazione, dunque, è ancora lento e spesso le aziende, specialmente le più piccole, faticano a trovare talenti che abbiano conoscenze informatiche avanzate. I giovani che desiderano intraprendere una carriera nel settore dell’IT, dunque, dovrebbero iniziare a specializzarsi nelle diverse competenze richieste. Un punto di partenza potrebbe essere il completare un corso php online e poi mano mano specializzarsi per diventare sviluppatori per il web o per software e app. Il compito principale di uno sviluppatore è quello di scrivere codice, cioè un insieme di istruzioni e comandi scritti in un particolare linguaggio di programmazione.
Il codice è alla base di tutto nel mondo online, dal sistema operativo del PC al backend di un sito web visitato. Per diventare programmatore è necessario conoscere più linguaggi di programmazione e avere competenze tecniche correlate (p. es. di librerie e framework web). Inoltre, sono richieste capacità spiccate di problem solving per risolvere i bug che emergono in fase di testing del software o del sito web. Infine, gli sviluppatori lavorano quasi sempre in team. Per questo motivo, devono avere ottime capacità comunicative e sociali. Dato che la digitalizzazione sarà sempre di più una necessità per l’Italia, diventare uno sviluppatore apre le porte a un futuro lavorativo roseo. Tuttavia, è una carriera dove è necessario un alto livello di specializzazione, per questo motivo è importante impegnarsi quotidianamente per apprendere e migliorare la conoscenza dei principali linguaggi di programmazione.