Al cinema va, come tutti, «a vedere I Guardiani della Galassia coi miei figli. Mi piacciono i film che non si prendono sul serio. Così non sono costretto a farlo nemmeno io». Alla fama invece non si è mai abituato: «È stato come se la celebrità mi avesse colpito in faccia. Mi riconoscono dappertutto. Ma non me ne farò nulla, non voglio entrare in politica».
Al Pacino, nell’intervista pubblicata nel numero di Io donna in edicola dal 20 settembre, racconta com’è stato interpretare un attore che si prepara a vedere calare il sipario sull’ultimo ruolo della sua carriera in The Humbling, che vedremo a novembre. Il film, passato fuori concorso all’ultima Mostra di Venezia, è diretto da Barry Levinson e tratto da L’Umiliazione di Philip Roth.
Al Pacino che, a 74 anni, ha scelto di interpretare un’ex leggenda, un attore che è stato immenso, ma ha perso il tocco e perciò tenta il suicidio, racconta a Io donna com’è nata la sua vocazione: «Vengo da una famiglia scassata, come la maggior parte degli attori. I nonni non mi lasciavano uscire molto. E io passavo la maggior parte del tempo a casa a ripetere le scene dei film che avevo visto con mia madre la sera prima. Mi portava al cinema quasi ogni giorno, quando tornava dal lavoro». E spiega :«Oggi non ho una vita pubblica. La gente mi piace, ma col tempo mi sono abituato a perdere di vista le persone. Se stai fuori mesi a fare un film, il paesaggio cambia».