Il Maestro Pino Peluso propone uno strumento che salvaguardi i consumatori e i sarti italiani distinguendoli da artigiani improvvisati.
Il sarto napoletano sottoporrà la sua proposta alla Camera Europea dell’Alta Sartoria di cui è membro. Un albo per salvaguardare la tradizione sartoriale italiana e tramandarne le tecniche alle nuove generazioni. Regole che indichino chiaramente quali sono le caratteristiche affinché un abito sia definito capo sartoriale.
Un riconoscimento ufficiale della categoria, così come già avviene per altre professioni, al fine di creare una linea di confine con botteghe improvvisate e una distinzione tra i veri capi sartoriali “made in Italy” e quelli così certificati per il solo fatto di effettuare uno, due passaggi di manifattura in Italia su centinaia necessari.
È questa la proposta che il Maestro Pino Peluso, titolare dell’omonima sartoria a Napoli, porterà a Roma in consiglio alla Camera Europea dell’Alta Sartoria, di cui è membro dal 2010.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria proliferazione di piccole botteghe specializzate in aggiusti e rammendi con la denominazione di sartorie italiane. Racconta Pino Peluso. Nel contempo si continua ad abusare del termine abito sartoriale anche per semilavorati e prodotti semi industriali. È giusto fare chiarezza e proteggere la categoria dei sarti così come quella dei consumatori che devono sapere cosa acquistano. Vogliamo che si riconosca la nostra professione così come succede in altri ambiti e che siano radiati dall’albo coloro che non rispettano determinate caratteristiche”.
Il Maestro Pino Peluso sottolinea l’importanza di questo strumento al fine di creare le condizioni per la formazione di una futura generazione di sarti italiani. “Con un sistema di regole e normative si potranno definire le condizioni dell’apprendistato proponendosi ai giovani con le tutele e le prospettive che meritano. Dobbiamo arricchirci di nuovi talenti ed esportare ancora la nostra arte nel mondo. Non commettiamo lo stesso errore fatto nel settore dell’agroalimentare. Non facciamoci togliere questo tesoro che si chiama sartoria italiana, rinnoviamolo e sosteniamolo con regole e tutele”, aggiunge Pino Peluso.